lunedì 3 gennaio 2011

CARO AGLI DEI : LA MARATONA , IL TRAGUARDO

...
 Quel giorno , però ,  il cielo non era pulito nè lucido nè splendente.
Sporco , ivece , spento ed appannato da un pesante grigiore che , nonostante le prime ore del pomeriggio , già portava con sè la  tristezza ed il silenzio della sera.
La scala per raggiungerlo fu il davanzale della nostra terrazza.
Quel giorno , Mio Figlio prese il volo , ma in uno spazio carico di impurità , gremito di ombre e ristretto alla misera cinta del giardinetto ed ai rinsecchiti rami di alberelli spaventati.
Le Sue Ali furono le braccia , ma la Loro apertura alare non bastò a farlo planare con dolcezza.
Lo accolse una nuda terra , fredda ed umida di fango.
Non fu avvolto in un manto di aria pura , ma solo in una anonima coperta di ospedale.
Non cadde su di Lui una pioggia di stelle , ma le mie lacrime asciutte e mute di angoscia e di dolore.
Al mattino dopo , stranamente , una coltre impalpabile di candida neve coprì quel fazzoletto di terra dove tutto si era consumato ed il cielo divenne trasparente nel suo nitore.
Fu l'ultima neve dell'anno.
Fu l'ultima volta che guardai il cielo.

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